No ad un orso nel recinto di San Romedio

Giovedì mattina siamo stati ascoltati in audizione a Trento presso la terza commissione permanente del Consiglio provinciale, per dire ancora una volta NO alla cattività di un orso nel recinto dal santuario di San Romedio, in Val di Non.

Una petizione popolare ha raccolto 1500 firme  chiedendo che sia portato a scopo dichiarato di attrazione turistica un orso marsicano nel recinto del santuario. L’orso di cui si parla è oggi in cattività in una gabbia di piccole dimensioni al Parco nazionale d’Abruzzo, che pare non avere i soldi per costruire un recinto adeguato al povero animale, peraltro nato in libertà.

Ecco perchè siamo contrari:

 

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Le associazioni in elenco ritengono che la richiesta del ritorno di un orso (ancorché nato in cattività) nel recinto di San Romedio in Val di Non a dichiarato scopo turistico, contenuta nella petizione popolare (eccetera), sia da rifiutare.

L’impiego di animali in cattività, seppure nati in questa condizione, come attrazione turistica è sbagliato perché li riduce ad oggetti e perché la relazione che instaura e propone tra gli umani e gli altri animali è un’ inaccettabile relazione di dominanza con conseguenze negative anche sulla percezione dei bambini e dei ragazzi del rapporto con gli animali.

Questo vale anche nelle situazioni in cui gli animali possano vivere in condizioni soddisfacenti dal punto di vista della loro etologia e della qualità della loro vita.

Il recinto di San Romedio in oggetto della petizione non è però nemmeno un luogo adatto ad una buona qualità della vita per un orso, ancorché nato in cattività, per le sue ridotte dimensioni, per la monotonia dell’ambiente, per l’umidità del sito alla quale l’animale non potrebbe rispondere con una adeguata mobilità e anche per l’impossibilità di assicurare all’animale di ripararsi dalla vista e dal contatto dei visitatori ogni volta che ne senta il bisogno.

Ricordiamo infine che la legislazione italiana è stata recentemente aggiornata (con la legge 189 del 2004 e la variazione al codice penale del 4 novembre 2010) nel senso di una maggiore attenzione ai diritti degli animali e alla diffusa sensibilità verso questo tema espressa dai cittadini e dalle amministrazioni pubbliche.

Si aggiunge un’ ulteriore e altrettanto importante ragione per dire no.

La ragione addotta per motivare la richiesta è che l’orso sarebbe un’ attrazione turistica necessaria per il sito di San Romedio.

Noi riteniamo invece che il sito di San Romedio si presti per la sua bellezza, per la sua storica connotazione spirituale e per la sua collocazione all’interno dell’areale di presenza dell’orso bruno e al margine di un’importante area protetta come il Parco naturale Adamello Brenta, a una diversa valorizzazione culturale e turistica.

Il trend del turismo culturale, religioso e naturalistico è da anni in crescita in tutta Europa e anche in Trentino.

Noi proponiamo di puntare per il futuro turistico di San Romedio su tre elementi: cultura, spiritualità, natura e di realizzare al posto del recinto un combinato tra un percorso didattico e sensoriale legato alla presenza degli orsi in libertà in Trentino e una serie di attività di interpretazione ed educazione ambientale e attività ludiche legate alla biodiversità e alla relazione tra le nostre montagne e questo animale simbolo delle Alpi.

Suggeriamo una collaborazione scientifica e didattica con il Museo di Scienze naturali di Trento e con il Parco naturale Adamello Brenta per la parte naturalistica e con la Fondazione Museo Storico per la parte culturale e di inquadramento storico.

Citiamo l’esempio della Val di Tovel dove le proposte culturali del Museo di Scienze di Trento intorno alla stazione limnologica e l’offerta di una mobilità alternativa hanno prodotto risultati soddisfacenti sotto il profilo della sostenibilità e della qualità quanto sotto quello del risultato economico.

Ricordiamo anche che il sito di San Romedio è nei pressi del Museo Retico, sono quindi possibili sinergie progettuali e di promozione.

L’ eventuale arrivo di un orso che attualmente viva in una situazione peggiore sarebbe un pessimo alibi, creando un precedente verso la perpetrazione di un modello sbagliato.

ANTA

LAC

LAV

Legambiente

Movimento vegetariano No alla caccia

OIPA