In vista del referendum vogliamo ancora una volta chiarire le ragioni della posizione di Legambiente (Sì contro il nucleare) che non dipende da posizioni ideologiche, ma da ragionamenti pratici e scientifici. Lo facciamo riepilogando le ragioni di favorevoli e contrari con l’aiuto di Mirco Elena, fisico e ricercatore, che ha recentemente discusso a Borgo Valsugana le problematiche legate al referendum in un incontro da noi organizzato.
-Quali sono le ragioni di chi vuole rilanciare il nucleare in Italia?
-Con il nucleare è possibile produrre elettricità emettendo relativamente poca CO2; la sicurezza degli impianti è maggiore rispetto al passato; il territorio occupato dall’impianto è ridotto; il costo dell’elettricità prodotta dipende essenzialmente dal costo della centrale e non da quello del combustibile, per cui anche se questo aumentasse, il costo del kWh varierebbe poco; il combustibile è ottenibile da diversi fornitori, taluni dei quali caratterizzati da maggiore stabilità politica rispetto a quelli da cui proviene il petrolio o il gas.
-Quali sono, al di là della paura per incidenti tipo Fukushima, le ragioni per essere contrari, allora?
-Le tecnologie del combustibile nucleare impieganti uranio aprono inevitabilmente la porta alla possibilità di realizzare bombe nucleari, sia nella fase di arricchimento che di riprocessamento del combustibile irraggiato; le centrali producono soltanto energia elettrica (responsabile di un terzo del totale dei consumi energetici, per un paese come il nostro; e per gli altri due terzi?); gli impianti sono in genere di grossa taglia, richiedono molta acqua di raffreddamento e generano localmente un rilevante inquinamento termico; costituiscono degli attraenti bersagli per eventuali attacchi terroristici, per prevenire i quali si rende necessaria una militarizzazione delle aree interessate; da parte degli operatori commerciali c’è la tendenza ad anteporre le esigenze della produzione a quelle della sicurezza; il costo del kWh nucleare non è così vantaggioso come propagandato, soprattutto se si includono i costi dello smantellamento degli impianti a fine vita e i costi della gestione delle scorie di lunghissima durata (centinaia di migliaia di anni; in nessun paese al mondo si sono ancora risolti concretamente i problemi tecnici rappresentati da queste sostanze). Per far durare per secoli le riserve di combustibile nucleare, risulta indispensabile ricorrere all’esteso uso del plutonio, materiale adattissimo per realizzare bombe atomiche.
-E’ possibile, considerato tutto questo, ed a differenza di quanto ritiene il fronte del no, fare a meno di questi impianti?
-Sì. E’ tuttavia necessaria a tale proposito una strategia “bifronte”: da una parte puntare sull’eliminazione degli sprechi e aumento dell’efficienza e, dall’altra, puntare sulla produzione di energie rinnovabili, il cui potenziale è immenso (superano di oltre diecimila volte le nostre attuali necessità), hanno durata infinita nel tempo, non sono interrompibili da nessuno, sono presenti in tutto il mondo, risultano concorrenziali anche dal punto di vista economico (come già avviene per l’idroelettrico e l’eolico e sta per succedere anche per il fotovoltaico).