Antonella Valer è una delle persone competenti e affidabili, sulla mobilità, che il nostro Circolo conosce bene e da anni. Pubblichiamo la sua riflessione sulla possibile mobilità sostenibile, che ha maturato negli anni di assidua frequentazione dei mezzi pubblici trentini e non solo.
La politica della mobilità che vorrei
“Il problema degli altri è uguale al mio, sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia” è la visione dei ragazzi di don Milani che nella scuola di Barbiana imparavano ad essere protagonisti della loro vita e della società in cui vivono, a risolvere i loro problemi in ottica politica.
La mobilità è un problema che hanno in comune tutti gli abitanti della Terra, e ancora più gli abitanti di una città e di un piccolo territorio autonomo come la nostra provincia.
Quando circa sette anni fa ho chiesto di poter far parte del consiglio di amministrazione di Trentino trasporti e inviato il mio curriculum, l’ho fatto con la convinzione di poter apportare dal di dentro un contributo su un tema che mi stava molto a cuore e su cui da tempo studiavo e sperimentavo.
Ho iniziato ad occuparmi di mobilità perchè nella ricerca di cambiamento maturata all’interno dell’esperienza Bilanci di Giustizia (una rete di singoli e famiglie che dal 1994 si interrogano sulla giustizia e la sostenibilità delle proprie scelte cercando di modificarle) avevo portato fino in fondo l’esperimento della mobilità sostenibile, utilizzando la bicicletta come principale mezzo di trasporto e scegliendo di non possedere un’automobile. Di qui una naturale esperienza maturata su e già da treni, autobus e corriere del Trentino (e non solo). Una passione, quella per le corriere blu, che mi faceva gustare ogni viaggio, ma anche osservare cosa non andava e accumulare in testa idee su come cambiare (anche) con piccoli accorgimenti. E’ stato durante un viaggio in Trento-Malè, caricando la bicicletta, che mi sono chiesta se non avrei potuto mettere queste idee in comune con altri per sortire il difficile problema della mobilità.
L’allora giunta provinciale rispose positivamente alla mia disponibilità.
In questi sette anni ho imparato tante cose sul sistema del trasporto pubblico in generale e del Trentino in particolare, ho acquisito il linguaggio specifico, ho studiato i dati, ho osservato le scelte delle altre aziende in Italia e all’estero e ho continuato a salire e scendere dai mezzi (un’esperienza sempre interessante, anche se talvolta frustrante), con uno sguardo però nuovo, e il desiderio di capire per migliorare. Sono rimasta colpita dalla diffusa passione dei lavoratori del trasporto pubblico. Difficile non riconoscere l’attaccamento al lavoro, la capillare conoscenza delle esigenze dei cittadini e l’orgoglio di portare in giro i passeggeri che caratterizza molti degli autisti di Trentino trasporti. E ancora la passione è ciò che mi ha colpito nel mondo delle aziende del trasporto pubblico locale incontrate alle riunioni dell’Associazione nazionale e internazionale delle aziende del tpl (Asstra e Uitp). “Integrare il trasporto pubblico in un moderno stile di vita urbano? Yes we can!” è il titolo del convegno di Venezia dello scorso dicembre in cui intervistando il segreterio di Uitp Hans Rat, ho sentito una passione forte per un progetto di mobilità su scala internazionale davvero sostenibile, e la consapevolezza che solo modificando il sistema globale della mobilità si può garantire un futuro al pianeta. Entro il 2025 raddoppiare la quota di mercato del trasporto pubblico è l’obiettivo di UITP, la quale ha prodotto diversi studi che dimostrano come ogni euro investito per il trasporto pubblico significhi quattro euro di valore per la comunità, in termini di posti di lavoro qualificati e non delocalizzabili, (l’investimento nel TP produce il 25% in più di occupazione rispetto all’investimento in strade), e in termini di riduzione della spesa pro-capite legata al trasporto. Le città che hanno investito davvero nel trasporto pubblico ed hanno un elevato split modale del TP, dei pedoni e delle bici (Tokio, Hong Kong) hanno una spesa notevolmente inferiore (5-6%del PIL) a quelle città che invece hanno una mobilità basata sull’auto privata (Houston e Sydney ad esempio spendono per trasporto il 12% del PIL). Senza contare i costi indiretti che il trasporto pubblico riduce: i danni per la salute dovuti agli incidenti e all’inquinamento e il tempo perso nel traffico (Monaco e Singapore hanno un tempo medio di raggiungimento del posto di lavoro di 25 minuti a fronte dei 70 di Houston e Melbourne).
In sintesi, investire nel TPL potenzia l’economia e riduce i costi e i problemi dei territori.
Credo che l’investimento sistematico nel trasporto pubblico locale sia la colonna portante di una politica della mobilità capace di futuro. Politica che dovrebbe orientarsi secondo tre criteri: le priorità, l’efficacia e il metodo.
La priorità è imposta dal momento prima ancora che dal desiderio. Il vincolo della riduzione della spesa pubblica impone scelte drastiche? E’ il momento di decidere cosa non tagliare. Credo che il Comune e la Provincia di Trento non debbano tagliare affatto il trasporto pubblico locale (tpl), ma al contrario farne ambito di investimento, poichè si tratta di un investimento di sicura redditività in termini economici e di qualità della vita. Se è la mobilità sostenibile che si persegue e le risorse sono limitate, quella insostenibile basata sull’auto privata non deve più essere favorita. Si tratta anche di una questione di giustizia sociale. Chi ritiene di non voler rinunciare ad arrivare con la sua automobile ovunque, fino nel cuore della città, è giusto che paghi lo spazio che occupa (tanto) e il danno di inquinamento che provoca (emissioni dannose, Pm10, rumore) e che queste risorse siano investite per rendere possibile e poco costosa a chi è disponibile ( o costretto) ad una scelta alternativa e più sostenibile. Non è più vero che l’automobile è una scelta libera. Spesso è una costrizione di cui molti farebbero volentieri a meno, a fronte di un’alternativa efficace.
L’efficacia deve quindi essere il criterio orientativo della politica della mobilità in generale del trasporto pubblico in particolare. I dati relativi al non utilizzo dei bus indicano chiaramente che il tpl non è considerato (talvolta senza che ciò sia vero peraltro) abbastanza efficace. Si può fare ancora molto per aumentare la piacevolezza, la rapidità e la frequenza del sistema del tpl in Trentino. Si può fare ancora molto anche per ampliare l’offerta di sistemi di trasporto alternativi che integrino il tpl e rendano possibile la “multimodalità”.
E’ tuttavia il metodo della politica della mobilità il vero punto debole del sistema trentino. Decisioni prese da pochi (che magari non sono mai saliti su un autobus) in luoghi non pubblici, senza consultare i cittadini e senza ascoltare i bisogni del territorio espressi direttamente (non tramite la mediazione non sempre realistica degli amministratori locali). I suggerimenti, le critiche, le proposte che vengono dal basso (lavoratori e utenti) vengono percepiti sia dalle aziende del tpl che dagli amministratori locali più come un fastidio da gestire, che come una risorsa da valorizzare verso il comune obiettivo di un sistema complessivamente efficace.
La sensazione che ho ricavato dalle occasioni in cui mi hanno chiesto di portare un contributo sulla mobilità sostenibile (l’ultima volta venerdì scorso a Sarnonico in una saletta piccola ma affollata) è che da parte dei cittadini ci sia sempre maggiore interesse e disponibilità a cambiare le modalità di muoversi. L’impressione è che la società civile su questo tema e in questo momento sia più avanti della politica istituzionale, quella che dovrebbe invece aiutare a vedere lontano e fare progetti.
Infine, una nota sull’efficienza.
Nel dibattito sulla gestione pubblica o privata del tpl mi sono sempre orientata dalla parte del pubblico. Sia perchè mi convincono le teorie economiche (ci sono!) che dimostrano come il pubblico nel caso dei monopoli naturali (e il trasporto pubblico locale in Trentino lo è) sia il gestore potenzialmente più efficiente, sia perchè in questi anni ho verificato che entrambi le aziende, Trentino trasporti e Trentino trasporti esercizio, siano fondamentalmente efficienti. Inoltre perseguono la sicurezza, buone condizioni di lavoro e costi di gestione relativamente bassi. Si potrebbe fare di più, certo, ma non sarebbe senz’altro una gara europea, un socio privato dell’azienda o una politica indiscriminata di subaffidamenti a garantire una maggiore efficienza. Il mercato in questo caso non rappresenta affatto la soluzione, con buona pace delle ideologiche direttive dell’Unione Europea.
Credo che la soluzione stia invece nel ritenere la mobilità un preziosissimo bene comune di cui prenderci cura, insieme (secondo quanto suggerito dalla nostra Costituzione con la sussidiarietà orizzontale all’articolo 118, ultimo comma): cittadini e amministratori, partiti e società civile, lavoratori e dirigenza dell’azienda, imprese private e imprese pubbliche. A partire però da un “progetto condiviso” che solo una “Politica del bene comune” può garantire.