Roma, 26 settembre 2012 Comunicato stampa
Orso trovato morto in Trentino
Legambiente: “A rischio la presenza dell’orso sull’arco alpino.
La Provincia di Trento implementi le azioni a tutela dei grandi predatori.
La convivenza con le attività antropiche è possibile e sperimentata”.
La popolazione di orso bruno che il coraggioso progetto Life Ursus, realizzato dal parco Adamello Brenta e dalla Provincia di Trento negli anni scorsi, intendeva riportare in Trentino Alto Adige rischia di finire male. Un giovane esemplare di orso bruno è stato trovato morto a Caderzone, in Val Rendena in Trentino, giovedì 20 settembre. Si tratta del quarto nel 2012.
“Le voci secondo le quali sarebbe forte il sospetto, nel caso dell’ultimo cadavere rinvenuto, che si tratti di bracconaggio non fanno che aumentare la gravità del quadro – commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Ci auguriamo che la Provincia implementi e migliori le azioni volte a salvaguardare una specie preziosa e simbolica per tutto l’arco alpino e per il Trentino”.
Secondo le stime riportate nel rapporto Orso, lupo e lince del 2011 (http://www.orso.provincia.tn.it/rapporto_orso_trentino/) curato dalla Provincia di Trento, la popolazione di orsi bruni in Trentino e nelle province adiacenti consterebbe di 33 individui. Stando alle sole notizie accertate, nel 2012 un orso è deceduto per investimento, un cucciolo per cause non accertate, un altro esemplare sotto anestesia mentre veniva radiocollarato, e ora questo per cause ancora da accertare. Anche nel 2011 si erano registrate due perdite importanti nella popolazione ursina: le femmine adulte Dj1, deceduta, e Dj3, catturata e collocata in cattività presso il recinto provinciale del Casteller.
“Il Trentino-Alto Adige – prosegue Cogliati Dezza – è ad oggi l’unica regione italiana che ospita le tre grandi specie di carnivori alpini, l’orso bruno, la lince e il lupo, seppure con presenze sporadiche e fragilissime per quanto riguarda lupo e lince. Purtroppo queste specie vengono spesso rappresentate strumentalmente come un enorme pericolo per le popolazioni e le greggi delle Alpi. Un approccio che, volutamente, porta a distruggere e a chiudere importanti progetti di tutela, mentre la convivenza tra grandi predatori e attività antropiche è possibile e sperimentata e ha già dato esiti positivi in tante zone d’Europa e del nostro Paese”.