No alla tripartizione del morente Parco nazionale dello Stelvio

Trento, Bolzano, Milano, Roma – 16 maggio 2014

Ultimi ritocchi in vista della disintegrazione. Domani a Bormio conferenza pubblica sul destino del Parco. Legambiente boccia la tripartizione del Parco che disapplica la legge nazionale sulle aree protette. ‘La ragion politica e i muscoli delle province autonome scrivono la parola fine su 80 anni di parco nazionale, ci opporremo in tutte le sedi a questo disegno gravemente disfattista’

Dopo 5 anni di accanimento, e una bocciatura ricevuta direttamente dal presidente Napolitano, il patto politico tra SVP e PD nazionale per lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio sta per arrivare in dirittura d’arrivo, con la stesura quasi definitiva del decreto legislativo che dà attuazione alla norma di autonomia contenuta nella legge finanziaria del governo Letta, approvata dal Parlamento lo scorso dicembre. In base al testo liquidato dalla commissione paritetica tra province autonome e Governo, organismo in cui, è bene precisare, la Regione Lombardia non è presente se non come osservatore, il parco diventerebbe nazionale di nome ma non di fatto: non avrebbe più un vero ente gestore unitario (ma solo un superfluo comitato di coordinamento con funzioni di indirizzo, del tutto privo di poteri reali), nè strumenti e regole unitarie per la tutela e la gestione del territorio. Ogni Provincia potrà farsi il piano del parco sulla parte di propria competenza e darsi un regolamento a sè stante. E, cosa ancora più grave, potrà stralciare fette di parco con il solo onere di sentire i pareri di Regione Lombardia e Ministero dell’Ambiente, ma senza alcun obbligo di tenerne conto.

 

“Le province di Trento e Bolzano con questa spacconata hanno voluto far pesare in modo muscolare e dichiaratamente anti-europeo il privilegio dell’autonomia, decidendo anche per la Lombardia in cui si trova quasi la metà del territorio del parco – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – ma in realtà la decisione di sfasciare il parco rappresenta il punto più basso della storia dell’autonomia speciale, nata per alti fini di tutela e promozione delle specificità sociali, etniche e linguistiche di quelle province e ormai ridotta a corpo contundente contro un soggetto istituzionale debole quale il parco. Imbarazzante resta il ruolo defilato della Lombardia, certo priva degli strumenti istituzionali derivanti dallo statuto di autonomia e costretta ad incassare il colpo, di fatto inchinandosi alla ragion politica invece di difendere la grande risorsa costituita dalla presenza di un parco nazionale nel proprio territorio.”

 

Gli ambientalisti valtellinesi hanno convocato ad una conferenza pubblica prevista domani a Bormio gli amministratori e le associazioni dei tre versanti del parco nazionale per discuterne, e ribadiscono gli elementi che contestano nel testo in via di perfezionamento: “Per noi è inaccettabile che lo Stato avalli una norma che di fatto disapplica la propria legge nazionale sulle aree protette – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – la quale stabilisce i requisiti irrinunciabili di un Parco Nazionale: l’esistenza di un ente gestore autonomo e unitario, di un piano e di un regolamento unico del parco. Si abbia almeno il coraggio di dire la verità, e cioè che il parco dello Stelvio, privato di questi requisiti, cessa di essere parco nazionale. Sarebbe una affermazione molto più vicina alla realtà, anche se chiaramente costituirebbe un doloroso passo indietro di 80 anni, concludendo nel modo peggiore la storia dell’area protetta più grande delle Alpi”

 

Tra gli elementi dell’accordo che dovrebbe portare entro giugno allo smembramento del Parco, c’è poi il tema dei fondi ODI, ovvero il finanziamento che le province autonome destinano ai territori confinanti di Lombardia e Veneto, sostanzialmente per tenerli buoni e a debita distanza. I soldi di Trento e Bolzano dovrebbero diventare la base finanziaria, unitamente al capitolo del finanziamento ministeriale, per il funzionamento del parco, anche nel settore lombardo.

 

“Siamo del tutto contrari all’idea che quei fondi vengano usati per coprire gli oneri amministrativi del parco, pensiamo invece che debbano confluire nelle risorse di una fondazione per la promozione economica e sociale del territorio del Parco, venendo dedicati in modo esclusivo alla realizzazione di progetti di coesione e partenariato territoriale: in 80 anni i comuni dei tre versanti si sono ben guardati dal condividere il concetto di parco nazionale e renderlo un propulsore di economia e attrattività: i fondi ODI, nati per compensare le disparità di prerogative dei comuni confinanti con le province autonome, dovrebbero invece diventare strumento di integrazione e sviluppo locale, sostenendo progetti funzionali alla costruzione di una identità comune del fu parco nazionale dello Stelvio, recuperando almeno nelle comunità locali la sfida e l’opportunità di una dimensione che, con spirito europeo, sia capace di superare le divisioni amministrative” conclude Di Simine