Carovana delle Alpi è la campagna di Legambiente, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per difendere e valorizzare la più rilevante regione montuosa europea. Nell’ampio territorio alpino italiano vivono oltre quattro milioni di abitanti, le aree montane sono costellate da migliaia di centri urbani, le cui comunità custodiscono uno straordinario mosaico di natura, agricoltura. Non mancano gli episodi di degrado urbanistico lungo i maggiori fondovalle: quello alpino è un paesaggio articolato, ma anche estremamente fragile, aree di benessere coesistono con valli e versanti in cui prevale l’abbandono o è scomparsa l’identità culturale. Contrastare lo spopolamento è una priorità di politica territoriale, così come la lotta agli inquinamenti e al degrado, poiché il paesaggio alpino si è evoluto per secoli in stretta simbiosi con gli usi del suolo delle comunità locali. La Carovana delle Alpi di Legambiente ogni anno percorre l’intero arco alpino del nostro Paese per sollecitare i cittadini, le forze economiche e le istituzioni a rendersi protagonisti della sfida della qualità ambientale.
Ogni anno la Carovana produce un dossier sulla gestione del territorio nelle Alpii, le Bandiere Verdi segnalano le buone pratiche, quelle Nere invece le cattive pratiche.
Tra le 7 segnalazioni legate alle ‘bandiere nere’ di quest’anno ritorna prepotente il tema delle speculazioni d’alta quota: dai comprensori sciistici nelle Alpi Orobie alle villettopoli della Valmalenco, dalla deregulation dell’edilizia turistica in Val D’Aosta ai villaggi alpini in Carnia, e infine ai resort sulla Marmolada, la regina di quelle Dolomiti da quest’anno iscritte al Patrimonio Mondiale dell’Umanità: nonostante il rallentamento dovuto alla crisi, il ciclo del cemento continua ad alimentare progetti di valorizzazione turistica il cui obiettivo è solo quello di creare nuove volumetrie e aumentare quelle esistenti (magari anche con la benedizione dei ‘piani casa’ approvati dalle regioni in questi mesi). Quella delle seconde case è ormai una vera e propria piaga ambientale, che alimenta malessere nelle comunità che ne sono afflitte e degrado dei paesaggi più preziosi. Oltre alla segnalazione di casi eclatanti individuati dalle ‘Bandiere Nere’ di quest’anno, Legambiente sta lavorando alla redazione di un dossier, per fare il punto – dati alla mano – della situazione nelle località turistiche dell’intero arco alpino. “Seconde case in alta quota e capannoni nei fondovalle: non può essere questa la fotografia delle Alpi, ma sappiamo che in troppi casi il cemento speculativo è visto come àncora di salvezza per le esangui casse dei comuni – dichiara Damiano Di Simine, responsabile dell’Osservatorio Alpi di Legambiente – la salvaguardia dei suoli, e in primo luogo delle superfici destinate all’agricoltura e al pascolo, è diventata una priorità assoluta per le aree montane, che hanno ben altre carte da giocare per impostare uno sviluppo basato sulla valorizzazione delle proprie risorse territoriali’
Ecco le Bandiere Verdi e Nere 2009 per il Trentino:
BANDIERA VERDE a: Provincia Autonoma di Trento
Per aver previsto l’obbligo, per tutti i concessionari di grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico, di effettuare il rilascio del cosiddetto Deflusso Minimo Vitale dalle opere di presa, come previsto dal Piano di Tutela delle Acque Pubbliche
DESCRIZIONE
Dal 1 gennaio 2009 la Provincia Autonoma di Trento ha previsto l’obbligo per tutti i concessionari di grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico di effettuare il rilascio del cosiddetto Deflusso Minimo Vitale dalle opere di presa, come previsto dal Piano di Tutela delle Acque Pubbliche approvato dalla giunta Provinciale il 30 dicembre 2004, nei valori previsti dal Piano di Utilizzazione delle Acque Pubbliche.
Già dal 26 giugno 2000 erano stati attuati i rilasci provvisori nella quantità di 2 litri al secondo per chilometro quadrato di bacino imbrifero sotteso alle singole opere di presa. I nuovi quantitativi d’acqua che i concessionari sono tenuti a lasciare defluire in alveo saranno oggetto, da parte delle strutture provinciali, di monitoraggi volti alla verifica degli effetti e, anche mediante specifici accordi tra Provincia e concessionari, ad una eventuale ricalibratura dei DMV. E’ inoltre previsto che entro il 31 dicembre del 2009 siano definiti i bilanci idrici per ogni ambito idrografico omogeneo del Trentino. Con questo atto la Provincia dimostra che gli enti locali hanno la reale capacità di governare i processi di consumo delle risorse locali. In particolare intendiamo con questa bandiera sottolineare ancora un volta che la risorsa acqua nelle regioni alpine é centrale nel buon governo del territorio sia per le popolazioni che vi vivono che per i territori di pianura che usano le acque delle Alpi. Vogliamo inoltre ribadire che la Provincia dovrà resistere ai tentativi di indebolire la norma che ha contenuti tecnici e scientifici. Sarà altresì necessario recuperare l’inevitabile perdita di produzione di energia attraverso maggiore efficienza e azioni di risparmio energetico e maggiore produzione di energia da altre fonti, come le biomasse ed il fotovoltaico, che presentano ancora ampli margini di crescita in Provincia di Trento.
BANDIERA VERDE a: Lavoratori e sindacalisti FIOM CGIL e UILM UIL del Gruppo Acciaierie Venete, stabilimento Europa Steel di Mezzolombardo
Motivazione: per aver denunciato un caso di grave inquinamento di terreni intorno alla propria azienda
DESCRIZIONE
Nonostante le indebite pressioni esercitate contro i lavoratori e il successivo ambiguo caso della diffusione del nome del sindacalista che aveva segnalato all’APPA la vicenda, alcuni lavoratori e sindacalisti della FIOM CGIL e della UILM UIL hanno denunciato con coraggio e determinazione un caso di inquinamento da apirolio di terreni di pertinenza della propria azienda. Si veda il testo della relativa Bandiera Nera a Acciaierie Venete per la ricostruzione della vicenda.
BANDIERA NERA a: GRUPPO ACCIAIERIE VENETE (stabilimento Europa Steel di Mezzolombardo)
Motivazioni:
per aver tenuto un comportamento ostile e aver esercitato pressioni indebite contro i lavoratori che hanno denunciato un caso di grave inquinamento nei terreni di proprietà e adiacenti all’azienda Europa Steel.
DESCRIZIONE
Nella primavera 2008 alcuni lavoratori dell’Europa Steel di Mezzolombado, stabilimento del Gruppo Acciaierie Venete, hanno segnalato alle organizzazioni sindacali – in forma anonima ma circostanziata – di temere che l’azienda smaltisse in maniera illegale sostanze inquinanti, mettendo a rischio la salute di lavoratori e cittadini. A fronte di queste gravi informazioni, la Fiom CGIL e la Uilm UIL hanno prima preso contatto coi vertici padovani del gruppo, per chiedere spiegazioni. Successivamente, a fronte di una smentita che contrastava con l’evidenza dei fatti, il 15 luglio 2008 il sindacato ha formulato all’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (APPA) una richiesta di attivazione dei necessari controlli. Il sopralluogo ha messo immediatamente in moto consistenti lavori di scavo e asportazione del terreno. L’APPA in questi casi è tenuta a garantire la segretezza della segnalazione, come peraltro espressamente chiesto nella lettera inviatale, allo scopo di evitare ritorsioni sui lavoratori. Ma, secondo le dichiarazioni della CGIL Trentino “siamo purtroppo venuti a sapere che l’azienda, già il giorno stesso del sopralluogo dell’APPA, avvenuto lo scorso 24 luglio 2008, è venuta a conoscenza della fonte della segnalazione.” Subito sono scattate le ritorsioni. Il 25 luglio 2008 l’azienda ha comunicato ai sindacati che gli incontri fissati per la trattativa di rinnovo del contratto aziendale erano annullati. Il delegato sindacale e responsabile per la sicurezza è stato fatto oggetto di atteggiamenti definiti persecutori dal sindacato, culminati con un episodio in cui il delegato è stato pesantemente apostrofato dal direttore di stabilimento. A fronte delle sue rimostranze, il delegato sindacale è stato allontanato dallo stabilimento e successivamente gli è stata consegnata la lettera di sospensione di 6 giorni, procedura spesso propedeutica al licenziamento. A seguito della dura presa di posizione del sindacato e della mobilitazione dei metalmeccanici della provincia, il licenziamento è rientrato, però successivamente l’azienda ha chiuso lo stabilimento di Mezzolombardo. Secondo le ricostruzioni del sindacato, a inizio 2008 alcuni operai dello stabilimento sarebbero stati incaricati di svuotare il trasformatore, senza le necessarie protezioni. L’apirolio (PCB) in esso contenuto, 1.500 litri, sarebbe stato inizialmente riversato all’interno di alcuni barili. In seguito, tali barili sarebbero stati svuotati nel terreno adiacente lo stabilimento. A seguito dello sversamento, si sarebbe levata una esalazione che, per circa due settimane, avrebbe invaso l’ambiente di lavoro, provocando nei lavoratori sintomi da esposizione a PCB. Il forte odore avrebbe costretto a tenere spalancati per settimane, nonostante la stagione invernale, i portoni del capannone. Solo a seguito della segnalazione effettuata dal sindacato all’APPA e del conseguente sopralluogo, avvenuto nel luglio 2008, l’azienda avrebbe provveduto alla rimozione del terreno contaminato ed al suo corretto smaltimento. Quanto successo a Mezzolombardo è gravissimo per l’incolumità dei lavoratori coinvolti e perché, se si diffonde nei luoghi di lavoro il timore di denunciare pericoli per l’ambiente, a repentaglio è la salute di tutti i cittadini. È questo il motivo per il quale, pur dovendosi rassegnare alla chiusura dello stabilimento, il sindacato ha preteso che l’azienda si assumesse la responsabilità di risarcire eventuali danni conseguenti all’accaduto, in attesa che attraverso le autorità preposte la verità possa venire finalmente alla luce e siano accertate e punite le eventuali responsabilità penali.