Vogliamo ribadire le motivazioni per le quali, come Circolo di Trento di Legambiente, abbiamo proposto che una Bandiera Nera della Carovana delle Alpi di Legambiente venisse assegnata alla Provincia Autonoma di Trento per la riorganizzazione ed il depotenziamento della funzione ispettiva dell’Agenzia Provinciale per l’Ambiente (APPA).
Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni alla stampa dell’Assessore Mario Tonina e il comunicato sul sito dell’APPA del suo Direttore Enrico Menapace. Prendendo spunto da quest’ultimo, vogliamo prima di tutto chiarire che abbiamo la massima stima per la professionalità e l’impegno di chi lavora all’APPA e che apprezziamo varie attività compiute dall’Agenzia, fra cui la partecipazione al progetto BrennerLEC (a cui è stata assegnata una Bandiera Verde, come ricordato dal dr. Menapace). Vari episodi, nei quali è dovuta intervenire la Magistratura, fanno però osservare che le attività di controllo e di vigilanza non sono all’altezza delle aspettative di un territorio che giustamente punta ad essere riconosciuto all’avanguardia in campo ambientale. La responsabilità di ciò non è certamente di chi lavora all’APPA ma dell’organizzazione della struttura che non permette di raggiungere risultati efficaci nella prevenzione e controllo di varie criticità ambientali. La delibera n. 647 del 15.05.2020 della Giunta Provinciale di riorganizzazione dell’APPA ha peggiorato la situazione, andando a riunire sotto lo stesso dirigente le attività di autorizzazione e controllo, contro i principi della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale.
Nelle sue dichiarazioni l’Assessore Tonina comprensibilmente difende invece il provvedimento di riorganizzazione, dicendo “che per rafforzare e migliorare dal punto di vista qualitativo le attività permissive e di vigilanza è fondamentale stabilire e promuovere un buon livello di comunicazione e di collaborazione fra gli addetti al rilascio delle autorizzazioni ed il personale chiamato a svolgere attività di controllo e vigilanza.” Possiamo concordare con questa affermazione, ma è altrettanto importante che i controlli siano svolti con una reale indipendenza, che non viene invece assicurata dall’attuale struttura in cui (come si può verificare dall’organigramma pubblicato sul sito dell’APPA) vi è un unico settore Autorizzazione e Controlli con un unico dirigente, nominato dalla Giunta, che firma le autorizzazioni e da cui dipendono gli ispettori. Su questo tema la sentenza del Consiglio di Stato n° 2149 del 12 marzo 2021 chiarisce che le Agenzie di Protezione Ambiente non sono enti autorizzatori; al di là degli aspetti strettamente giuridici, la riorganizzazione è in evidente contrasto con i principi della normativa europea e statale e non garantisce, come invece sostiene l’Assessore, “il giusto equilibrio tra il principio della separazione fra la funzione ispettiva e quella autorizzatoria e l’interesse pubblico di garantire un efficace controllo ambientale del nostro territorio”.
Ci sembra però ancora più rilevante analizzare qual è stata la ricaduta della ristrutturazione sulle attività ispettive dell’APPA. L’Assessore scrive che “mai come nel corso del 2020/2021, nonostante la pandemia, si è riusciti a svolgere una significativa attività di controllo ambientale”. Questo appare però in netto contrasto con i dati pubblicati dalla stessa APPA su http://www.territorio.provincia.tn.it/gcopresenter/presenterShow.json?task=play&id=91
riguardante le relazioni finali relative al controllo e monitoraggio delle AutorizzazioniAmbientali Integrate (AIA) (si tratta delle autorizzazioni relative agli impianti di maggiore rilevanza ambientale). Risulta che nel 2020 sono state protocollate solo 3 relazioni AIA contro una media di 18 all’anno fra il 2016 e il 2019. La diminuzione appare sconcertante! Se si vuole pensare che ciò sia dovuto alla pandemia (che però non ha in genere fermato le attività industriali, se non in un breve momento), si può verificare che anche nei primi sei mesi del 2021 risultano solo 3 relazioni. Andando poi a leggere tali relazioni in dettaglio, si vede che quasi tutte si basano su attività ispettive compiute nel 2019. Vi è pochissima traccia di attività ispettive compiute nel 2020 e nel 2021.
Abbiamo infine esaminato la situazione del Rio Coste, perché ci pare un terribile esempio dell’inefficacia delle attuali politiche di controllo ambientale. Nel corso degli anni vi erano state numerose segnalazioni di colorazioni singolari, di emissioni nauseabonde e della presenza nelle acque di fanghi; avevamo quindi a febbraio scorso apprezzato l’intervento della Procura di Rovereto con il supporto tecnico degli ispettori dell’APPA e dei Carabinieri del NOE.
Lasciando alla Magistratura il compito di accertare eventuali responsabilità penali per l’inquinamento, avevamo osservato con soddisfazione che la situazione del Rio Coste era migliorata, presentando una colorazione gialla appena percepibile. Tornando recentemente sul posto, abbiamo invece osservato che il Rio Coste è ritornato al suo stato “normale” di Rio Giallo. Non sappiamo quali provvedimenti siano stati presi dall’APPA in questi mesi per garantire il rispetto delle normative e tutelare l’ambiente del Rio Coste; vediamo purtroppo che il risultato non è accettabile.
Il supporto tecnico dell’APPA alle attività della Magistratura è certamente importante, ma l’attività della Magistratura non può che essere puntuale, agendo dove vi è notizia di reato. Per garantire un livello ambientale soddisfacente su tutto il territorio serve invece un’attività continua di prevenzione e controllo, che sarebbe compito precipuo dell’APPA ma che spesso non viene garantita soprattutto per la carenza degli interventi di prevenzione e della funzione ispettiva. Ci auguriamo che la Bandiera Nera alla Giunta Provinciale (e non all’APPA) su questo tema possa stimolare una riorganizzazione dell’Agenzia Provinciale per l’Ambiente, con un rafforzamento e una maggiore indipendenza della funzione ispettiva, quale presidio del bene collettivo.
15 luglio 2021
Circolo di Trento di Legambiente