Legambiente dice no – insieme ad altre associazioni – all’ arrivo nel recinto di San Romedio (Val di Non) di un orso oggi in cattività in Abruzzo, previsto per settembre. La CITES ha detto si, purtroppo.
Legambiente ritiene sbagliato usare un animale (soprattutto un orso bruno) come attrazione turistica (obiettivo dei sindaci della Val di Non) e inadeguato, per il benessere dell’orso, il recinto esistente .
Prendiamo atto del fatto che la Commissione CITES ha rilasciato l’autorizzazione per l’arrivo nel recinto di San Romedio di un orso proveniente dall’Abruzzo, smentendo se stessa, poiché poco tempo fa aveva dichiarato lo stesso recinto non idoneo (nel caso di Yurka) alla lunga detenzione di orsi. Forse la CITES ha ceduto ai sindaci che dichiaravano la necessità economica (mai dimostrata) di questo animale in gabbia?
E’ una pessima notizia per la relazione tra uomo e orsi ma anche per il turismo e l’immagine del Trentino.
Riteniamo sbagliato usare come attrazione turistica un animale, ancora di più nel caso di un orso bruno.
L’Europa ci chiede infatti uno sforzo importante – e la Provincia di Trento ha coraggiosamente riportato gli orsi liberi nei nostri boschi- per tutelare la specie e con essa la biodiversità. Trasformare alcuni individui della specie in una attrazione è eticamente discutibile e danneggia questo sforzo culturale e di conservazione.
Il recinto di San Romedio non è adeguato (troppo piccolo e umido, troppo esposto allo sguardo dei visitatori) per accogliere un orso a vita.
Attualmente l’orso vive in una gabbia peggiore, si dice, e a San Romedio starebbe meglio. Questa è una scusa, evidentemente.
Se si vuole aiutarlo, non lo si usi come un giocattolo. Invece di portarlo al santuario, si costruisca in un altro luogo, con la guida di esperti, uno spazio adeguato, più grande, che gli permetta di fuggire dallo sguardo dei visitatori quando vuole, con condizioni di visita limitate e rispettose dell’animale e un necessario percorso culturale di riflessione sulla coesistenza tra uomini e orsi.
Inoltre il santuario di San Romedio è un luogo spirituale: è del tutto in contrasto con questa spiritualità la detenzione di un animale a scopo di attrazione.
La Val di Non e San Romedio hanno ben altre potenzialità da esprimere nel turismo, come dimostra il successo di pubblico del Parco fluviale del torrente Novella e quello eclatante di Castel Thun.
La strada da seguire è proporre un turismo culturale e spirituale (vicino al santuario c’è il bel Museo Retico) e aggiungere ad esso dei percorsi dedicati all’orso bruno, progettati con il Parco Adamello Brenta e il Museo di Scienze di Trento.
A questo punto resta la sola autorizzazione del Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento da rilasciare: chiediamo al Presidente Lorenzo Dellai e all’Assessore all’ambiente Alberto Pacher di esprimersi pubblicamente contro questa attrazione, che è contraria ai valori del sano rapporto tra l’uomo e la natura e al lavoro che la Provincia svolge in diversi settori a favore della biodiversità e degli animali e chiediamo al Servizio di negare questa autorizzazione, per le ragioni spiegate.
La Provincia a suo tempo aveva dichiarato che quel recinto non è adeguato alla presenza a lungo termine di un orso. Lo ribadisca. E ribadisca che la cultura turistica del Trentino non può prevedere un uso come questo degli animali.
Legambiente
LAC
LAV
LIPU
Movimento vegetariano No alla caccia
Pan Eppaa